Verso la fine degli anni 50, Saurù aveva perso la sua importanza per il settore primario ma rimaneva un luogo occupato da chi praticava l’agricoltura come attività accessoria. Negli anni anche questa occupazioni diminuì e Saurù iniziò ad essere luogo di soggiorno in particolare nei fini settimana, in questi anni venivano riattati anche i primi casolari. Nell'ambito dei lavori di raggruppamento dei terreni nel 1958 fu costruito un comodo sentiero di ca 5 Km che con una pendenza regolare rese l'accessibilità ai monti molto più comoda. In quei tempi tutti i trasporti verso Saurù o l’Alpe di Brogoldone avvenivano a spalla o a dorso di mulo.
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Sotto la spinta di un gruppo di promotori (Adolfo Gemetti Livio Ghidossi, Luigi Pronzini, Achille Pestalacci, Olivo Pestalacci, Idilio Pianetti e Gustavo Monticelli) l’8 marzo 1963 venne ufficialmente costituito il Consorzio Teleferica agricola Berté – Monte Saurù comprendente 19 membri compre-so il Patriziato di Lumino. Lo scopo era di costruire un impianto per il trasporto di materiale da Bertè a Saurù. I lavori furono eseguiti dalla Guido Meyer di Bellinzona e la Giordani Albino di Giubiasco.
Il costo complessivo dell'opera fu di CHF 32'000.00, l’impianto poté usufruire di un credito agricolo d’investimento cantonale di CHF 25'000.00. Nel luglio 1963 la teleferica inizia il suo servizio, i primi incassi per i trasporti furono nel 1963 CHF 800.00 e nel 1964 CHF 1'500.00. La teleferica aveva le seguenti caratteristiche tecniche:
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Grazie a questa teleferica Saurù ha iniziato a riviere, molte cascine furono riattate o ricostruite e le famiglie passavano durante le vacanze scolastiche estive diverse settimane sui monti. Il martedì, giovedì ed il sabato in attesa dell’arrivo della teleferica, presso i cavaletti adibito allo scarico erano momenti di grande aggregazioni tra i monteggianti di Saurù e di Parusciana.
Per ben 33 anni la teleferica ha svolto egregiamente il suo esercizio, rifornendo i monteggianti durante la loro permanenza sui monti, e trasportando materiale per la riattazione di molte cascine. a Savorù e in Parusciana. In tutti questi anni sono state trasportate più di 700 tonnellate di merci. In particolare per le sistemazioni delle cascine, per il trasporto di materiale più ingombrante, era utilizzato abbastanza frequentemente anche l’elicottero. Nel luglio del 1994 un gruppo di monteggianti capeggiati da Leandro Dolci e Alberto Monticelli, intraprese i primi contatti con diversi enti pubblici per valutare la costruzione di una funivia in sostituzione della vetusta teleferica per il trasporto di materiale. Dopo diversi incontri con i proprietari di cascine di Saurù e in alcuni proprietari di Parusciana e con diversi enti pubblici, il sogno di una funivia divenne realtà. Il 16 novembre 1996 viene deciso lo scioglimento del Consorzio Teleferica agricola Berté – Monte Saurù e la formazione di un gruppo di lavoro per la realizzazione della Funivia Lumino - Saurù. Quale nome della nuova società si scelse Funivia Pizzo di Claro riprendendo così una delle più importanti immagine della regione e volendo un simbolo che valorizzasse tutta la regione del Bellinzonese. |
Il 1 ottobre 1997 la funivia entra in funzione. Sabato 20 giugno 1998 ha luogo l’inaugurazione inaugurazione ufficiale dell'impianto alla presenza del on Consigliere di Stato Giuseppe Buffi, del presidente di Ticino Turismo Signor Marco Solari e del Consigliere Nazionale, on Werner Carobbio.
L’investimento globale dell’opera è di CHF 1'271'399, in parte coperta dai proprietari di Saurù e Parusciana, da diversi enti pubblici e privati e da altri azionisti. Oggi la funivia è una realtà che valorizza un’intera regione, il tutto resa possibile dal coraggio e intraprendenza di chi ci ha sempre creduto ma anche dai proprietari di Saurù e di Parusciana che hanno sostenuto uno sforzo finanziario non indifferente per garantire l’esistenza dell’impianto.
L’investimento globale dell’opera è di CHF 1'271'399, in parte coperta dai proprietari di Saurù e Parusciana, da diversi enti pubblici e privati e da altri azionisti. Oggi la funivia è una realtà che valorizza un’intera regione, il tutto resa possibile dal coraggio e intraprendenza di chi ci ha sempre creduto ma anche dai proprietari di Saurù e di Parusciana che hanno sostenuto uno sforzo finanziario non indifferente per garantire l’esistenza dell’impianto.